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La nascita di una mamma

La nascita di una mamma - "AniMa" l'anima delle mamme

Questa lettera è stata scritta da una mamma. Lo condividiamo con voi perchè crediamo che condividere allegerisce.

Nell'essere genitori ci sono inevitabili momenti di difficoltà e può essere d'aiuto sapere che anche gli altri provino le stesse cose in un modo o nell'altro. Bisogna ricordarsi che le difficoltà servono per guardarsi dentro e crescere. I nostri figli ci aiutano a rinascere!

  

  

La nascita di una mamma.

 

 

Ho avvertito un altro battito dentro di me. Ho scoperto che aspetto un bambino. Che diventiamo tre. Che i sogni si avverino. Che sarò mamma e il mio marito sarà papa. Una gioia immensa mi ha riempita. E subito nella mia testa e’ apparsa un immagine pubblicitaria: noi tre da qualche parte su una spiaggia esotica, i nostri volti sono illuminati dai sorrisi, il vento muove il mio vestito scoprendo le mie gambe abbronzate, il bambino ride, io e mio marito ci guardiamo innamorati. Perfetto. Il nostro bambino certamente e’ diverso da come siamo stati noi. Lui e’ molto più intelligente, attivo, veloce, sveglio, “avanti”, legge già a tre anni, conta fino all’infinito, dorme tutta la notte nel suo lettino nella sua stanza, ascolta mamma e papà – lui e’ quello che non sono stata io, lui sono tutte le mie speranze e le speranze di mia mamma e la mamma di mia mamma e tutte le mamme delle generazioni passate. Io sono indubbiamente una mamma perfetta, quella che gode il parto naturale, immancabilmente paziente, sorridente, affettuosa, capace a stabilire contatto con il mio bambino, quella che allatta e porta il suo bambino in braccio, quella che sa dire di “no”, ma lascia la sufficiente libertà, quella che sa tutto sull’educazione precoce, ma vuole dedicare del tempo anche alla carriera e a se stessa, quella che riesce perfettamente a pianificare la giornata e viverla a pieno. Io sono quella mamma che non e’ stata la mia mamma e la mamma di mia mamma e tutte le mamme delle generazioni passate. Mia mamma mi guarda a distanza ed e’ fiera della sua figlia, di quanto e’ matura e quanto brava nel suo nuovo ruolo di madre.

 

Piano piano il quadro perfetto disegnato dalla mia immaginazione ha cominciato a scomporsi come se fosse dei pezzetti di un puzzle.

 

Il mio bambino adorato e’ nato tre settimane prima. Non e’  perfetto. Ho avuto un parto lungo e ho dovuto rincorrere all’anestesia epidurale. Non e’ perfetto. L’ittero e la fototerapia. Il mio bambino e’ stato separato dalla sua mamma i primissimi giorni della sua vita. E’ un disastro. Finalmente siamo a casa. Il bambino dorme troppo. Non e’ perfetto. Il bambino dorme troppo poco. Non e’ perfetto. Mangia tanto. Non e’ perfetto. Mangia poco. Non va bene. Il bambino della vicina sorride gia’ e il mio no. Non mi guarda. Non tiene bene la testolina. Non dorme le notti e soffre dalle coliche. Io non sono perfetta. Lui non e’ perfetto. Tutto e’ sbagliato. Il mio marito lavora e non ci guarda innamorato dalla mattina alla sera. Forse non ha neanche ancora realizzato di essere papa. Non e’ perfetto. Io ho macchiato i vestiti con il latte e non mi ne frega niente, non ho ricominciato ad andare subito in palestra, non ho scritto un romanzo, anzi riesco a fare poco o niente e mi stanco tanto. Sto cercando semplicemente di essere una mamma perfetta di un bambino perfetto, ma ho sempre più paura e comincio a capire che non solo non sono perfetta, ma sono un fallimento.

 

Sono circondata dalle bellissime mamme che girono con i loro bambini che li sorridono dai passeggini felici e contenti. Queste mamme trovano tempo a fare la spesa, ad andare da estetista, a scrivere dei blog dove mettano le loro foto mostrando il loro fisico perfetto e i loro bambini sorridenti, loro viaggiano e scalano le montagne, impostano gli orari per allattare, trovano tempo per leggere e scrivere dei racconti lunghi sulla loro maternità formidabile, chiacchierare con le loro amiche al telefono e godere dall’aiuto dei nonni. E io lotto contro la mia paura. La paura che non riuscirò a essere quella mamma che volevo diventare di quel bambino che mi sono immaginato. Più mi prende questa paura più sento la distanza tra me e il mio bambino, più siamo distanti, più mi sento in colpa, più mi sento in colpa, più mi prende la paura. Questo vortice mi porta via con se, mi sbatte in faccia, mi rende debole, impotente, nulla, sola nonostante la vicinanza della famiglia, amici e parenti. Tutto d’un tratto non ho più le forze a difendermi e il dolore che mi provoca la propria in capacità diventa troppo forte. Allora io dichiaro che il mio bambino adorato e’ sbagliato. Non sono io sbagliata, ma e’ lui. Io guardo preoccupata il mio bambino e cerco i suoi difetti. Lui paga per non essere perfetto.

 

Io tiro il muro tra me e mia mamma. Ho bisogno di diventare la mamma che non riesco a diventare. Non voglio l’aiuto di nessuno. Io grido come un bambino di tre anni: FACCIO IO. Sto cercando di costruire una mamma dentro di me. Sto cercando di separarmi dalla mia mamma per diventare me stessa. Ma realizzo che non so ancora chi sono. Il mio bambino piccolo si e’ svegliato dentro di me, piccolo, indifeso e dimenticato. Sulle sue piccole spalle ci sono ancora delle aspettative, delle speranze irrealizzate della mia mamma e della sua mamma e della sua mamma e di tutte le mamme delle generazioni passate. E non c’era neanche un papà che poteva alleggerire questo peso. E chi sa quante altre cose ci sono dentro lo zainetto pesante che porta questo bambino con grande fatica sulle sue spalle fragile. Le cose grande i piccole, preziose e non, allegre e triste, le impressioni, le emozioni, le memorie. Le cose che piano piano si accumulano negli zainetti di tutti i bambini quali poi lo porteranno nella loro vita adulta. Per qualcuno questo peso sarà troppo pesante, per altri leggero per altri ancora insopportabile.

 

Io apro il mio zainetto e comincio a guardare le cose che ho dentro una a una. Le prendo in mano, giro e studio attentamente. Le conosco da capo. Ognuna di queste cose apre davanti a me una piccola porta. Ognuna di queste cose fa crollare le mie illusioni, le mie difese costruite con tanta fatica. Mi arrabbio, piango, mi fa male. Rimpiango il mondo perfetto dove volevo vivere, la mia infanzia perfetta, la mia nonna perfetta e la mia mamma irraggiungibile nella sua perfezione. Rimpiango le speranze che avevano su di me e che non potrò mai soddisfare. Rimpiango papà che ho avuto troppo tardi. Rimpiango una bambina piccola con il suo senso di impotenza che abita nel piccolo caos dove le emozioni e i sentimenti, sia positivi che negativi, appartengano a tutti, dove qualcosa non funziona, dove tutto e’ imprevedibile, dove la mia mamma lotta contro la sua mamma e la sua mamma lotta contra la sua mamma e non c’e’ fine di questa lotta. Le donne di più generazioni sono intrappolate in una rete che le lega insieme. Loro cercono di rompere questo legame soffocante per quale pagano un prezzo di rabbia e di senso di colpa amaro.

 

Non butto via niente. Queste cose fanno parte di me, ma adesso non pesano più sulle mie spalle. Ho trovato per ognuna il suo posto. Ho cercato di accettare e amare ognuna di queste cose. Piano piano il bambino piccolo che faceva così tanta fatica a camminare sotto il peso di questo carico comincia a fare i primi passi. I passi verso se stesso. Là dove si può abbracciare la piccola bambina e scusarla per non essere stata perfetta. Dove si può essere una mamma imperfetta del bambino imperfetto. La mamma che può permettersi a non riuscire a fare tutto, può arrabbiarsi, innervosirsi, stancarsi, ritagliare il tempo per se per poi diventare di nuovo affettuosa e paziente, piena di energie e forze, la mamma che semplicemente ogni giorno cerca di fare il possibile. Del bambino che può piangere e fare capricci, ammalarsi, stancare, fare monello, può essere diverso da come la mamma se l’ha disegnato e immaginato, fare altro rispetto a quello che la mamma ha pianificato e quello che pensa sia il meglio per lui, può semplicemente essere se stesso per poi camminare lungo la vita con il suo zainetto ma forse senza piegarsi sotto il suo peso.

 

Oggi la piccola bambina in me e la donna adulta che ha fatto tanta fatica a nascere quanto il suo figlio ringrazia la sua mamma e la mamma della sua mamma e tutte le mamme delle generazioni passate perché non sono state perfette ma semplicemente ogni giorno facevano quello che potevano e mi hanno regalato questa vita, così imperfetta e proprio per questo così bella.